Popolo ucraino, non sei mai esistito!
Popolo ucraino, non sei mai esistito!
Solo l’idea di una guerra “vicino casa” negli ultimi mesi ci ha fatto riflettere sullo stato di precarietà di ciò che riteniamo diritti fondamentali consolidati ormai, almeno nell’area del mondo cosiddetto “occidentale”.
Eppure, anche solo considerando a partire dal ventunesimo secolo, ce ne sono state molte di guerre di aggressione ai danni di uno stato legittimo; ma allora qual è, oltre la vicinanza geografica, il fattore che differenzia questa guerra dalle altre, ai nostri occhi?
Probabilmente il motivo del nostro sentirci “minacciati” è che ciò che sta subendo il popolo ucraino non è solo una invasione, guerra di conquista di un territorio, violenza dal punto di vista fisico, è invece una violenza sul piano psicologico, culturale, etnico.
Proprio all’inizio del conflitto Putin ha sostanzialmente affermato che l’Ucraina non è mai esistita come entità autonoma ma è sempre stata terra russa; il Ministro degli esteri Lavror ha rincarato la dose precisando che non ha il diritto di essere una nazione sovrana.
La negazione dell’esistenza della nazione Ucraina, intesa come insieme di persone che condividono la stessa lingua, cultura, tradizioni e usi, è l’aspetto sui generis dell’approccio alla guerra imposto dalla Federazione Russa; l’aggressione viene legittimata tramite l’affermazione che quello ucraino è storicamente territorio russo, escludendo il diritto all’autodeterminazione, uno dei capisaldi dei diritti umani, riconosciuto a tutti i popoli del mondo, sui quali principi si fonda ad esempio l’Unione Europea.
Questo atteggiamento sta creando delle ferite etniche nel cuore dell’Europa stessa, che difficilmente si rimargineranno nel breve periodo, proprio perché toccano corde molto sensibili, non limitandosi all’invasione territoriale, ma perpetuando una vera e propria guerra fratricida.
I due popoli sono infatti stretti da legami affettivi fortissimi, sono moltissime le famiglie miste russo-ucraine, ci sono tantissimi russi che vivono in ucraina e viceversa, ognuno conservando la propria cultura; adesso questi legami sono minati con violenza dalla volontà di cancellare una nazionalità ( e non stato, essendo i due concetti ben differenti). Giovani russi residenti a Kiev, che vivono in pericolo sotto il costante lancio di bombe da parte del loro stesso paese, contattano i propri cari e si sentono dire che la guerra è giusta, ucraini che scappano dalla Federazione Russa attraverso il confine finlandese e lasciano alle spalle le loro vite per l’incertezza sull’evolversi del conflitto, madri russe che hanno figli ucraini. Parentele cancellate, famiglie distrutte, amicizie lacerate.
Una ferita si rimargina, un palazzo si ricostruisce, ma l’odio etnico che questa guerra sta volendo instillare non si estinguerà facilmente.
É proprio questo che spaventa di più oggi, il percepire che la propria nazionalità, cultura, etnia, con tutte le peculiarità, possano essere cancellate in maniera strumentale ai giochi di potere, a discapito della tanto decantata libertà di autodeterminazione dei popoli.
Anna Valastro
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